Spiritismo

Lo Spiritismo.

Lo spiritismo è una dottrina filosofica apparsa nel 1857 in Francia, codificata da Allan Kardec (pseudonimo del pedagogista francese Hippolyte Léon Denizard Rivail). Nelle sue ricerche egli osservò una serie di fenomeni e formulò l'ipotesi che tali fenomeni potessero essere attribuiti solamente a intelligenze incorporee (spiriti). Le comunicazioni spiritiche avverrebbero "grazie all'intervento di un medium", ossia una persona con particolari doti che fungerebbe da mediatore fra spiriti e viventi, durante la cosiddetta seduta spiritica. 

Per i Cristiani della chiesa cattolica, biblicamente il Signore non accetta è condanna lo spiritismo, la divinazione, il sortilegio, il presagio, la magia, chi fa gli incantesimi, chi consulta i negromanti, gli indovini, chi interroga i morti, e chi rende culto agli astri del cielo. 

Tutte queste cose sono abominio, disprezzo, rifiuto del Signore, perchè ci si rende impuri e quindi si cade nel peccato che ci allontana da Dio nella morte spirituale. 

Dice la scrittura: 

Dt 18, 10 Non si trovi in mezzo a te chi fa passare per il fuoco [Lv 18,21+(Moloc:  ebr .: mōlek ; questi sacrifici di fanciulli, che si «facevano passare attraverso il fuoco», cioè che si bruciavano, sono un rito cananeo condannato dalla Legge (Lv 20,2-5; Dt 12,31; 18,10). Questo rito si  era introdotto in Israele, specialmente in Gerusalemme, nel bruciatoio della valle di Ben- Innòm , la « Geènna » (2Re 16,3 ; 21,6 ; 23,10 ; Is 30,33 ; Ger 7,31 ; 19,5s ; 32,35 ; Ez 16,21). - L’origine della parola Moloc è fenicia: designa un tipo di sacrificio; Moloc fu divinizzato a Ugarit , dove il nome appare nella lista degli dèi . In Israele è stato inteso come un titolo divino e un certo numero di testi parla di sacrifici offerti al dio Moloc (cioè Melek , «il re», vocalizzato come bōšet , «la vergogna»)] il suo figlio o la sua figlia, né chi esercita la divinazione o il sortilegio [Lv 19,31+]  o il presagio o la magia,  11 né chi faccia incantesimi, né chi consulti i negromanti o gli indovini, né chi interroghi i morti,  12 perché chiunque fa queste cose è in abominio al Signore. A causa di questi abomini, il Signore, tuo Dio, sta per scacciare quelle nazioni davanti a te. 

La negromanzia o necromanzia (dal greco νεκρομαντεία, nekromanteía, composto di νεκρός «morto» e μαντεία «predizione») è una forma di divinazione in cui i praticanti (detti negromanti) cercano di evocare degli "spiriti operativi" o "spiriti della divinazione" per varie ragioni, dalla protezione spirituale alla saggezza. Comunque, a partire dal medioevo, la negromanzia è stata associata sovente alla magia nera e all'evocazione di demoni in genere.

Lv 19, 31 Non vi rivolgete ai negromanti né agli indovini [19,26+ ;20,6.27 ;Dt 18,11 ;1Sam 28,7]; non li consultate, per non rendervi impuri per mezzo loro. Io sono il Signore, vostro Dio. 

 At 7, 42 Ma Dio si allontanò da loro e li abbandonò al culto degli astri del cielo, astri del cielo: lett.: «esercito del cielo» (BJ); modo biblico di indicare gli astri, spesso divinizzati (cf. Dt 4,19 ; 17,3 ; 2Re 21,3-5 ; Ger 8,2 ; 19,13 ; Sof 1,5).

 

Per spiritismo o meglio evocare gli spiriti per consultarli e interrogarli per ricevere consigli di qualsiasi genere, il Signore intende sempre e solo dire gli spiriti immondi cioè entità o esseri spirituali viventi impuri (i demoni) che seducono l'uomo verso l'impurità che ci consigliano male seducendoci all'allontanamento da Dio. 

Zc 13,2In quel giorno avverrà, dice il Signore degli eserciti, che io sterminerò dal paese i nomi degli idoli e non se ne farà più menzione; anche i profeti e gli "spiriti immondi" farò sparire dal paese. 

Is 8,19Quando vi diranno: «Interrogate (o consultate) (2Re 1,3; 2Re 1,6.16; Is 41,28; Ez 14,3; 21,26) gli spiriti e gli indovini che bisbigliano e mormorano formule. Forse un popolo non deve consultare i suoi dèi? Per i vivi consultare i morti? (rivolgersi ai morti in favore dei vivi)». Per consultare o interrogare vuol dire interpellare sentire chiedere consiglio a un esperto, nel nostro caso ad uno spirito. 

In (1Sam 28,3. 6-12) i negromanti e gli indovini: la negromanzia era praticata in Israele (2Re 21,6; Is 8,19), anche se era proibita dalla Legge (Lv 19,31; 20,6. 27; Dt 18,11. 9). Dal momento che il narratore sembra condividere la credenza popolare negli spiriti , pur considerando la loro evocazione come illecita, i Padri e i commentatori si sono preoccupati di dare una spiegazione del fatto: intervento divino, intervento demoniaco, inganno della donna. Si può ammettere che la scena si sia svolta come in effetti si  svolgono le sedute di questo genere: credulità da parte di Saul e inganno da parte della donna; ma Dio permette all’anima di Samuele di manifestarsi veramente (da qui lo spavento della donna) e annunciare l’avvenire (cf. 1Cr 10,13; Sir 46,20 ). Si può credere più semplicemente che il narratore abbia utilizzato questa messa in scena per esprimere ancora una volta il rifiuto di Saul e la sua sostituzione con Davide, un leitmotiv di tutte queste storie (confrontare il v 17 con 15,28 e il riferimento ad Amalèk nel 1Sam 28, 18; ma pure 13,14; 16,1; 23,17; 24,21; 25,30). 

Vedere (Lv 19,26. 31; Lv 20,6 .27; Dt 18,9-13; 1Sam 15,23; 1Sam 28,3; 1Sam 28,7; 1Sam 28,9; 2Re 21,6; 1Cro 10,13; 2Cro 33,6; Is 8,19; Is 19,3; Is 19,3; Zc 13,2). 

Come detto prima, il perchè il Signore non vuole queste pratiche di spiritismo, e anche dal fatto per non rischiare di essere oltre ad essere sedotti, plagiati, manipolati psicologicamente è mentalmente resi pazzi, ma sopratutto quello di essere posseduti totalmente da questi spiriti immondi (Mt 8,16; 10,1; 12,45; Mc 1,27; 3,11; 5,13; 6,7; 9,29; Lc 4,36; 6,19; 7,21; 8,2; 10,20; 11,26; At 5,16; 8,7; 19,12; 19,13-16; Ap 16,13-14 ), che distruggerebbero ancora di più la nostra vita, spingendoci a compiere atti di qualsiasi tipo di cattiveria verso il prossimo, ai nostri cari, e come accade spesso fino ad arrivare all'omicidio e al suicidio. 

Dio dona ai "suoi eletti" la capacità di riconoscere se uno spirito viene da Dio oppure no in (1Cor 12,10) dice a un altro il dono di discernere gli [1Gv 4,1-3], spiriti, che per discernere gli spiriti: è il dono di determinare l’origine (Dio, la natura, il Maligno) dei fenomeni carismatici. - varietà delle lingue: il dono delle lingue o «glossolalia» è il dono di lodare Dio proferendo, sotto l’azione dello Spirito Santo e in uno stato più o meno estatico, suoni incomprensibili. È ciò che Paolo chiama «parlare in lingue» (1Cor, 14,5. 6. 18. 23. 39) o «parlare in lingua» (1Cor 14,2. 4. 9. 13. 14. 19. 26. 27). Questo carisma risale alla Chiesa dei primissimi anni; era il primo effetto sensibile della discesa dello Spirito nelle anime (cf. At 2,3-4; 10,44-46; 11,15; 19,6). 

1Gv 4, 1 Carissimi, non prestate fede ad ogni spirito [1Cor 12,10+ ;1Ts 5,19+] , ma mettete alla prova gli spiriti, per saggiare se provengono veramente da Dio, perché molti falsi profeti [Dt 13,1-6 ;Dt 18,20-22 ;1Gv 2,18 ;Mt 24,24 ;1Tm 4,1+]  sono venuti nel mondo. Bisogna assicurarsi che coloro che si appellano allo Spirito di Dio non siano spinti in realtà dallo spirito del mondo. Si  potranno riconoscere dai loro frutti (Mt 7,15-20), dalle loro affinità (cf. 2,3-6 . 13-14 ; ecc.) e soprattutto da ciò che dicono di Cristo ( vv 2-3 ). Gli apostoli sono capaci di questo discernimento ( v 6 ).

Oppure se sembra aver perduto il controllo della sua attività spirituale, è un falso profeta, (1Cor 14,32) guidato da uno spirito ingannatore (1Tm 4,1; 2Ts 2,3-12; 2Tm 3,1; 4,3-4; 2Pt 3,3; Gd 18; Mt 24,6s; At 20,29-30), come sta accadendo nelle varie chiese protestanti. 

Nel caso siano spiriti immondi cioè maligni, allora bisogna rivolgersi a Dio con tutto il cuore e ai suoi inviati in terra che hanno da Dio il potere per cacciarli via, con l'aiuto anche degli spiriti dei giusti resi perfetti (Eb 12,23) i Santi che incoronati (1Cor 9,25; Fil 4,1; 1Tes 2,19; 2Tim 2,5; 2Tim 4,8; Giac 1,12; 1Pt 5,4; Ap 2,10; 3,11), come astri nel mondo è splendenti come il sole (Fl 2,15; Dn 12,3; Ef 5,8; Mt 13,43; Gv 3,21; 2Cor 3,18) in paradiso (Mc 12,27; Lc 9,30; 1Cor 6,2,) ed anche degli angeli anch'essi servi di Dio (Eb 1,7 ), usati per la salvezza degli uomini. Infatti dice la scrittura: Eb 1, 14 Non sono forse tutti spiriti [Tb 5,4+ ;Mt 4,11 ;Mt 18,10 ;Mt 26,53 ;Lc 1,26]  incaricati di un ministero, inviati a servire coloro che erediteranno la salvezza?.

 

Tutto questo però da non confondere (come spesso i protestanti dicono contro la chiesa cattolica) badate bene, lo spiritismo idolatrico (Sap 14,14-17) col pregare i "cari defunti" vivi nel regno dei cieli (Es 3,6; Mc 12,24-27; Mc 12,26; Lc 20,37; At 3,13; 7,32), o nel regno dei morti o purgatorio. 

I nostri defunti sono persone decedute a noi "care"!, e che continueremo sempre ad amarle (Gv 15,12; 13,34), a rispettarle, e a pregare con la funzione di intercessione (2Mac 15,12-13) presso Dio che non ha rinunciato alla sua bontà verso i vivi e verso i morti (Rt 2,20), affinché Egli vada a donargli la buona novella di salvezza e di liberazione (1Pt 3,19-20), che in (Ct 8,6) spiega per "il regno dei morti": lett.: « še’ol », dimora sotterranea dei defunti; prigioniere da una fiamma divina: l’amore consuma come il fuoco del cielo, come il fulmine ( Nm 11,1 . 3 ; 1Re 8,38 ; 2Re 1,12 ; Gb 1,16 ). Il TM ha: «una fiamma di Yah» ( šalhebetyah ); BJ traduce: «una fiamma di YHWH». 

Infatti in (2Mac 12,38-45) anche alleggerito delle glosse (cf. v 45+ ), questo testo esprime la convinzione che le preghiere e il sacrificio espiatorio sono efficaci per la remissione dei peccati dei defunti . È la prima testimonianza di una credenza del genere. Tuttavia, un sacrificio come quello che fa compiere Giuda poteva anche avere semplicemente lo scopo di purificare la comunità, contaminata nella sua totalità dalla colpa di alcuni (cf. Gs 7 ), e può darsi che sia stato l’autore stesso, quarant’anni dopo, a prestare all’eroe la propria convinzione. Comunque stiano le cose, questa convinzione segna una nuova e importante tappa nella teologia giudaica. 

Tutto questo ovviamente non è paragonato al culto dei defunti citato in (Sir 7,33) che sul dovere di dare ai morti una degna sepoltura (cf. 2Sam 21,10-14 ; Ger 22,19 ; Is 34,3 ; Tb 1,17-18 ; 12,12) . Più tardi ci si preoccupò anche di offrire per loro preghiere e sacrifici (2Mac 12,38-46). Ma sembra che certe pratiche pagane del culto dei defunti siano state proibite dalla Legge (Dt 26,14; Bar 6,26; Sir 30,18). Ben Sira non precisa. 

Infatti poi in (1Ts 4,13-18) Paolo, rispondendo a inquietudini o dubbi di certi convertiti che credevano i defunti sfavoriti perché assenti al tempo della venuta del Signore, riafferma l’insegnamento fondamentale circa la risurrezione dei morti, per confermare la fede e la speranza di tutti.

 

Spero che tutto questo sia chiaro.