Matrimonio Divorzio & Riconciliazione Eucarestia

Matrimonio Divorzio & Riconciliazione Eucarestia


 

Spesse volte mi viene fatta la domanda:
i separati o i divorziati possono avvicinarsi ai sacramenti della riconciliazione e l'eucarestia?
Rispondo : solo quelli che rimangono single possono!

Tutti gli altri che si separano o divorziano e si sposano o convivono con altre donne o uomini, sono in peccato mortale, e possono solo partecipare ai culti come spettatori.

Con il termine matrimonio si intende un legame fra due persone finalizzato alla formazione di una famiglia. La parola matrimonio deriva dal latino matrimonium, ossia dall'unione di due parole latine, mater, madre, genitrice e munus, compito, dovere; il matrimonium era nel diritto romano un "compito della madre", intendendosi il matrimonio come un legame che rendeva legittimi i figli nati dall'unione. Analogamente la parola patrimonium indicava il "compito del padre" di provvedere al sostentamento della famiglia.

In ogni caso, l'utilizzo del termine con riferimento all'unione nuziale si sviluppò con il diritto romano nel quale si diede riconoscimento e corpo al complesso delle situazioni socio-patrimoniali legate al matrimonium.

Per la Chiesa Cattolica IL SACRAMENTO DEL MATRIMONIO è un'azione sacra per tutta la vita fino alla morte. 

La Sacra Scrittura si apre con la creazione dell'uomo e della donna ad immagine e somiglianza di Dio e si chiude con la visione delle « nozze dell'Agnello » (Ap 19,9). Da un capo all'altro la Scrittura parla del Matrimonio e del suo mistero, della sua istituzione e del senso che Dio gli ha dato, della sua origine e del suo fine, delle sue diverse realizzazioni lungo tutta la storia della salvezza, delle sue difficoltà derivate dal peccato e del suo rinnovamento « nel Signore » (1 Cor 7,39), nella Nuova Alleanza di Cristo e della Chiesa.

Gen 2, 21 Allora il Signore Dio fece scendere un torpore sull’uomo, che si addormentò; gli tolse una delle costole e richiuse la carne al suo posto.  22 Il [1Cor 11,8-9 ;1Tm 2,13]  Signore Dio formò con la costola, che aveva tolta all’uomo, una donna e la condusse all’uomo.  23 Allora l’uomo disse: «Questa volta è osso dalle mie ossa, carne dalla mia carne. La si chiamerà donna, perché dall’uomo è stata tolta». 24 Per [Mt 19,5p ;Ef 5,31 ;1Cor 6,16]  questo l’uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie, e i due saranno un’unica carne.

Gen 2,21 carne : la carne  ( baśar )  è  per prima cosa, nell’animale e nell’uomo, la parte molle, tenera, del corpo, i muscoli ( 41,2-4 ; Es 4,7 ; Gb 2,5 ). È anche il corpo intero ( Nm 8,7 ; 1Re 21,27 ; 2Re 6,30 ) e dunque il legame familiare ( 2,23 ; 29,14 ; 37,27 ) e anche l’umanità o l’insieme degli esseri viventi («ogni carne », 6,17 . 19 ; Sal 136,25 ; Is 40,5s ). L’anima ( 2,7+ ; Sal 6,5+ ) o lo spirito ( 6,17+ ) dà vita alla carne senza aggiungersi ad essa, rendendola vivente. Tuttavia spesso la « carne » sottolinea ciò che c’è di fragile e di perituro nell’uomo ( 6,3 ; Sal 56,5 ; Is 40,6 ; Ger 17,5 ); e a poco a poco si percepirà una certa opposizione tra i due aspetti dell’uomo vivente ( Sal 78,39 ; Qo 12,7 ; Is 31,3 ; cf. anche Sap 8,19 ; 9,15+ ). L’ebraico non ha una parola per designare il corpo; il NT supplirà a questa lacuna sviluppando il termine soma a fianco di sarx (cf. Rm 7,5+ . 24+ ).

Gen 2,22 formò con la costola: espressione figurata del rapporto che lega l’uomo e la donna ( v 23 ) e che li unisce nel matrimonio ( v 24 ).

Gen 2,23 donna... uomo: l’ebraico gioca sulle parole ’išša , «donna», e ’iš , «uomo».

Mt 19, 4 Egli rispose: «Non avete letto che il Creatore da principio li [Gen 1,27]  fece maschio e femmina  5 e disse: Per questo [Gen 2,24 ;Ef 5,31]  l’uomo lascerà il padre e la madre e si unirà a sua moglie e i due diventeranno una [1Cor 6,16+ ;1Cor 7,10]  sola carne?  6 Così non sono più due, ma una sola carne. Dunque l’uomo non divida quello che Dio ha congiunto».  7 Gli domandarono: «Perché allora Mosè ha ordinato di darle l’atto [Dt 24,1]  di ripudio e di ripudiarla?». 8 Rispose loro: «Per la durezza del vostro cuore Mosè vi ha permesso di ripudiare le vostre mogli; all’inizio però non fu così. 9 Ma io vi dico: chiunque ripudia [5,32 ;Lc 16,18]  la propria moglie, se non in caso di unione illegittima, e ne sposa un’altra, commette adulterio».

Spiega (Mt 1,9), data la forma assoluta dei testi paralleli ( Mc 10,11s ; Lc 16,18 ; 1Cor 7,10s ), è poco verosimile che tutti e tre abbiano soppresso una clausola restrittiva di Gesù; è più probabile invece che uno degli ultimi redattori del primo Vangelo l’abbia aggiunta per rispondere a una problematica rabbinica (discussione tra Hillel e Shammai sui motivi che legittimano il divorzio), evocata già dal contesto ( v 3 ), e che poteva preoccupare l’ambiente giudeo-cristiano per il quale egli scriveva. Si avrebbe dunque qui una decisione ecclesiastica di portata locale e temporanea, come fu quella del decreto di Gerusalemme riguardante la regione di Antiòchia ( At 15,23-29 ). Il significato di porneia orienta la ricerca nella stessa direzione. Alcuni vogliono vedervi la fornicazione nel matrimonio, cioè l’adulterio, e trovano qui il permesso di divorziare in un caso simile; così le Chiese ortodosse e protestanti. Ma in questo senso ci si sarebbe aspettati un altro termine, moicheia . Al contrario porneia , nel contesto, sembra avere il senso tecnico della zenut o «prostituzione» degli scritti rabbinici, riguardante qualsiasi unione resa incestuosa da un grado di parentela proibito secondo la Legge ( Lv 18 ). Tali unioni, contratte legalmente tra i pagani o tollerate dagli stessi Giudei nei confronti dei proseliti, hanno dovuto causare difficoltà, quando queste persone si sono convertite, in ambienti giudeo-cristiani legalisti come quello di Matteo: da qui l’ordine di rompere tali unioni irregolari che poi erano solo falsi matrimoni. - Un’altra soluzione ritiene che la licenza accordata dalla clausola restrittiva non sia quella del divorzio, ma della «separazione» senza seconde nozze. Una tale istituzione era sconosciuta al giudaismo, ma le esigenze di Gesù hanno richiesto più di una soluzione nuova e questa è già chiaramente supposta da Paolo in 1Cor 7,11 .

1Cor 7, 10 Agli sposati [Mt 5,32p ;Mt 19,9]  ordino, non io, ma il Signore: la moglie non si separi dal marito –  11 e qualora si separi, rimanga senza sposarsi o si riconcili con il marito – e il marito non ripudi la moglie.

1Cor 7, 15Ma se il non credente vuol separarsi, si separi; in queste circostanze il fratello o la sorella non sono soggetti a servitù; Dio vi ha chiamati alla pace! 27Ti trovi legato a una donna? Non cercare di scioglierti. Sei sciolto da donna? Non andare a cercarla.

1Cor 7, 39 La moglie è vincolata [Rm 7,2]  per tutto il tempo in cui vive il marito; ma se il marito muore è libera di sposare chi vuole, purché ciò avvenga nel Signore.  40 Ma se rimane così com’è, a mio parere è meglio; credo infatti di avere anch’io lo Spirito di Dio [2,16] .

1Cor 11, 27 Perciò chiunque mangia il pane o beve al calice del Signore in modo indegno, sarà colpevole verso il corpo e il sangue del Signore.

Se quelli che condividono la cena eucaristica non sono realmente uniti nell’amore ( v 26 ), si mettono da se stessi nella categoria di coloro che hanno ucciso Gesù ( Dt 19,10 ; Eb 6,4-6 ; 10,29 Di quanto peggiore castigo pensate che sarà giudicato meritevole chi avrà calpestato [6,6+]  il Figlio di Dio e ritenuto profano quel sangue [Es 24,8 ;Eb 9,20]  dell’alleanza, dal quale è stato santificato, e avrà disprezzato lo Spirito della grazia?).