La venerazione ai Santi

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LA VENERAZIONE AI SANTI !

LA VENERAZIONE AI SANTI!

Tutti i protestanti sparlano sulla chiesa cattolica di idolatria e sul non pregare i santi di Dio perché morti, ed i morti non parlano, sul non invocare il loro nome come Maria ecc., perché i santi dicono loro non pregano e non intercedono, e che non bisogna assolutamente chiamarli col titolo di padri o maestri, perché uno solo è il maestro e padre, Dio.

 

Questo perché dice: “Dio è l’unico punto di riferimento, l’unica sicurezza” (Dt 6,13), e poi: Allora Gesù gli rispose: "Vattene, Satana! Sta scritto infatti: Il Signore, Dio tuo, adorerai: a lui solo renderai culto" (Mt 4,10).

Perché nel nome di Gesù ogni ginocchio si pieghi nei cieli, sulla terra e sotto terra e ogni lingua proclami: "Gesù Cristo è Signore!", a gloria di Dio Padre (Fil 2,10-11). In un primo momento sembrerebbe che avessero ragione, ma andando a vedere interpretando bene le scritture NO!

 

Il Nome sta ad indicare una persona, "parola che designa esseri viventi, oggetti, fatti, concetti, sentimenti" ecc.! Quando si nomina il nome di Gesù o di un Santo o di un angelo, si nomina l'intera persona in senso spirituale, come se Egli fosse realmente presente!

 

Ecco perché Gesù disse: “In verità io vi dico ancora: se due di voi sulla terra si metteranno d'accordo per chiedere qualunque cosa, il Padre mio che è nei cieli gliela concederà. Perché dove sono due o tre riuniti nel mio nome, “lì sono io in mezzo a loro" (Mt 18,19-20).

 

Ora sappiamo per certezza che il nome di Dio è anche negli angeli: "Abbi rispetto della sua presenza, dà ascolto alla sua voce e non ribellarti a lui; egli infatti non perdonerebbe la vostra trasgressione, perché IL MIO NOME E' IN LUI" (Es 23,21), come anche nei Santi: "E noi tutti, a viso scoperto, riflettendo come in uno specchio la gloria del Signore" (2Cor 3,18).

 

Quindi quando si nomina un angelo (messaggero) o un Santo per chiedergli protezione aiuto ecc. sì nomina Dio con tutta la sua gloria è potenza! 

 

 

 

Ma chi sono i Santi? 

Il termine santo viene usato per definire ogni persona, oggetto o manifestazione che si ritiene essere correlata alla divinità ed è derivato dal latino sànctus. Per la fede cattolica, "santo" è colui che sull'esempio di Gesù Cristo, animato dall'amore, vive e muore in grazia di Dio; in senso particolare è colui che in vita si è distinto per l'esercizio delle virtù cristiane in forma eroica o per aver dato la vita a causa della fede (i martiri).

 

La Chiesa cattolica, attraverso un atto proprio del magistero del Papa, proclama santo una persona solo in seguito all'esito di un articolato procedimento detto canonizzazione. Nei primi tempi del Cristianesimo, il termine santo indicava genericamente qualsiasi cristiano, in quanto "santificato", cioè "messo da parte", "appartato", "consacrato" e non solo perché reso sacro da Dio per mezzo del battesimo, come poi successivamente indicato dalla Chiesa Cattolica Romana.

 

I santi quindi erano tutti i seguaci di Cristo (apostoli e discepoli). Gente fisicamente e spiritualmente viva che si sforzava di seguire Cristo e le scritture. Paolo di Tarso, ad esempio, indirizza la sua Lettera agli Efesini 1,1 «ai santi che sono in Efeso». Vedi anche santificazione e Comunione dei Santi.

 

La sapienza nell'ambito della teologia è un attributo di Dio. Essa si manifesta nella creazione e nel governo dell’universo.

“Chi la venera (la sapienza) rende culto a Dio", che è il Santo, e [Pr 8,17 ;Gv 14,21] il Signore ama coloro che la amano (Sir 4,14).

Così pure "chi venera" i SANTI, che come angeli di Dio (Sir 4,14; 1Sam 29,9; 2Sam 14,17; 2Sam 19,27; Mt 22,30; Gv 1,51), figli di Dio (Gv 10,34; Sal 82,6) inviati (Gv 20,21), tralci (Gv 15,5), membra vive (Rm 12,5; 1Cor 6,15) del Signore, nel quale come tempi (Gv 2,21; 1Cor 3,16-17) nello Spirito Santo (Mt 10,20; 12,18 .28; Lc 1,35 .67 .80; 2,26; 3,22; 4,1 .18; Gv 14,17 .26; 15,26; 16,13; 20,22; At 1,8; 2,4 .17-18; 4,31) Egli dimora (Gv 6,56; Gv 14,10; Gv 14,17; Gv 14,23; Gv 15,5), incoronati (1Cor 9,25; Fil 4,1; 1Tes 2,19; 2Tim 2,5; 2Tim 4,8; Giac 1,12; 1Pt 5,4; Ap 2,10; 3,11), come astri nel mondo è splendenti come il sole (Fl 2,15; Dn 12,3; Ef 5,8; Mt 13,43; Gv 3,21; 2Cor 3,18) che pregano (Ap 8,3-4) in paradiso (Dn 7,18; Mc 12,27; Lc 9,30; 1Cor 6,2), "rende culto in maniera gradita" con riverenza e timore al Signore! Il Signore ama coloro che li amano.

 

 

 

Fin dai tempi antichi Dio ordina che si faccia memoria nei culti rivolti a Dio anche dei suoi santi, come in questo bellissimo esempio biblico di ricordare e venerare i santi di Israele: Prenderai due pietre di ònice e “inciderai su di esse i nomi dei figli d’Israele”: sei dei loro nomi sulla prima pietra e gli altri sei nomi sulla seconda pietra, in ordine di nascita. Inciderai le due pietre con i nomi dei “figli d’Israele”, seguendo l’arte dell’intagliatore di pietre per l’incisione di un sigillo; le inserirai in castoni d’oro.  Fisserai le due pietre sulle spalline dell’efod, come “memoriale” per i figli d’Israele; così Aronne porterà i loro nomi sulle sue spalle davanti al Signore, come un memoriale (Es 28,9-12). Vedete cosa dice il (v.12) di portare come se fosse una processione di statue, i nomi che identificano i santi di Israele davanti al Signore come un memoriale cioè da ricordare per sempre. Portare sulle spalle i loro nomi “e simbolo” di portamento, infatti in quei tempi si usava portare i loro re o personaggi importanti sulle spalle, o seduti sui troni. Quindi e un memoriale che simboleggia la loro grandezza ed importanza a non nasconderli e metterli da parte. Ma a ricordarli a venerarli allo stesso tempo!

Ed è fantastico perché dimostra che la dottrina cattolica a riguardo è in perfetta sintonia con la bibbia!

Spiega la Bibbia efod: l’ebraico biblico applica questo nome (etimologia incerta) a tre realtà diverse: 1) l’efod strumento divinatorio, che serviva a consultare YHWH (cf. 1Sam 2,28+); 2) l’efod bad, «perizoma di lino», portato dai ministri del culto (cf. 1Sam 2,18+); 3) l’efod del sommo sacerdote, specie di grembiule sostenuto da una cintura e da  bretelle. A questo grembiule è attaccato il «pettorale del giudizio» (vv 15s), il quale porta le sorti sacre, urìm e tummìm (v 30; Lv 8,7-8; cf. 1Sam 14,41+). L’efod del sommo sacerdote è così messo in rapporto con l’efod divinatorio, come il suo nome richiama l’antico vestito dei sacerdoti. Ma questi accostamenti sono artificiali: questa descrizione del vestito del sommo sacerdote vale solo per l’epoca postesilica e l’uso dell’efod divinatorio, con le sorti sacre, non è più attestato dopo Davide (cf. ancora Gdc 8,27+).

Perciò noi (santi), che possediamo un regno incrollabile, conserviamo questa grazia, mediante la quale "rendiamo culto in maniera gradita" a Dio con riverenza e timore (Eb 12,28).      

Ovviamente la chiesa proclama Santo coloro che per opere ne hanno ricevuto la corona: Non temere ciò che stai per soffrire: ecco, il diavolo sta per gettare alcuni di voi in carcere, per mettervi alla prova e avrete una tribolazione per dieci giorni. Sii fedele fino alla morte e ti darò la corona [1Cor 9,25; Fil 4,1; 1Tes 2,19; 2Tim 2,5; 2Tim 4,8; Giac 1,12; 1Pt 5,4; Ap 3,11] della vita (Ap 2,10).

Ma se prendiamo la bibbia leggiamo: San Giovanni nell'Apocalisse vede (v.9) sotto l'altare, le anime di coloro che furono uccisi per la Parola di Dio, ossia dei martiri, gridare a gran voce: “Fino a quando, o Sovrano santo e verace, non scendi in giudizio e non vendicherai il nostro sangue?” (Ap 6, 9-10). Questo vuol dire che le anime già nello stato di gloria intercedono presso Dio per i loro fratelli ancora sulla terra perché siano aiutati nella lotta per la fede.

Poi venne un altro angelo e si fermò presso l’altare, reggendo un incensiere d’oro. Gli furono dati molti profumi, perché li offrisse, insieme alle preghiere di tutti i santi, sull’altare d’oro, posto davanti al trono.  E dalla mano dell’angelo il fumo degli aromi salì davanti a Dio, insieme alle preghiere dei santi (Ap 8,3-4).  

 

Nel linguaggio simbolico dell'Apocalisse i Santi in cielo, con le loro preghiere, riempiono di profumi vasi d'oro, che salgono continuamente al trono dell'Agnello (cfr. Ap 5,). In altre parole, essi compiono una funzione mediatrice a favore della Chiesa militante sulla terra: “E salì il fumo dell'incenso con le preghiere dei santi, dalla mano dell'angelo, a Dio” (Ap 8, 4). E' sempre Dio che salva mediante l'Agnello (Gesù Cristo), ma le preghiere dei Santi anche dopo la loro morte possono aiutare alla salvezza degli altri.

 
Rimanete in me e io in voi. Come il tralcio non può portare frutto da se stesso se non rimane nella vite, così neanche voi se non rimanete in me (Gv 15,4).

I Santi come tralci nella vite danno i frutti che solo Dio vuole. Quindi perché non pregarli e non raccogliere i frutti di Dio!

Impariamo a raccogliere i frutti di Dio dai tralci........ I SANTI.

 

Gesù allora gridò a gran voce: «Chi crede in me, non crede in me, ma in colui che mi ha mandato; chi vede me, vede colui che mi ha mandato (Gv 12,44-45);

Gesù disse loro di nuovo: «Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi» (Gv 20,21);

Gesù disse loro (discepoli): «Andate in tutto il mondo e predicate il vangelo (buona notizia) ad ogni creatura (Mc 16,15).

In verità, in verità vi dico: Chi accoglie colui che io manderò, accoglie me; chi accoglie me, accoglie colui che mi ha mandato» (Gv 13,20).

Chi accoglie voi accoglie me, e chi accoglie me accoglie colui che mi ha mandato. Chi accoglie un profeta come profeta, avrà la ricompensa del profeta, e chi accoglie un giusto come giusto, avrà la ricompensa del giusto. E chi avrà dato anche solo un bicchiere di acqua fresca a uno di questi piccoli, perché è mio discepolo, in verità io vi dico: non perderà la sua ricompensa» (Mt 10,40-42).

Se hanno osservato la mia parola, osserveranno anche la vostra (Gv 15,20).

Chi ascolta voi ascolta me, chi disprezza voi disprezza me. E chi disprezza me disprezza colui che mi ha mandato» (Lc 10,16).

Colui che, avendo ricevuto «le mie parole (anche dai suoi inviati), le disprezza, avrà chi lo giudica» nell'ultimo giorno (Gv 18,48). Vedete come Gesù chiarisce una volta per tutte, che coloro che ci invierà sia nella predicazione sia in qualsiasi altro ministero, svolgeranno un ruolo medianico con Gesù, e saranno un tutt'uno con Gesù e col Padre.

 

Questi versetti dichiarano che solo Gesù che è Dio è l'unico maestro, il primogenito il sommo! Ma voi non fatevi chiamare "rabbi'', perché uno solo è il vostro maestro [Gv13,13; At 22,1] e voi siete tutti fratelli. E non chiamate nessuno padre [in aramaico abba, altro titolo onorifico] sulla terra, perché uno solo è il Padre vostro, quello del cielo. E non fatevi chiamare guide [guide: in greco kathegetai che può significare «maestri» o «insegnanti»; volg.: magistri; BJ preferisce: «direttori»; Gesù fa forse allusione al capo religioso della comunità di Qumran, il «direttore giusto», chiamato comunemente «maestro di giustizia»], perché uno solo è la vostra Guida, il Cristo (Mt 23, 8-10).

Il perché uno solo è il vostro maestro o guida, intende dire quello supremo il sommo maestro.

Infatti altri passi dimostrano che si usava chiamare fratelli superiori col titolo di padre: “Fratelli e padri”, ascoltate ora la mia difesa davanti a voi" (At 22,1); Ho scritto a voi, padri, perché avete conosciuto colui che è da principio (1Gv 2,14).

Poi abbiamo: Il discepolo non è da più del maestro; ma ognuno ben preparato "sarà come il suo maestro" (Lc 6,40);

Gesù disse loro di nuovo: «Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anch'io mando voi» (Gv 20,21).

Potreste infatti avere anche diecimila “pedagoghi” in Cristo, ma non certo molti padri, perché “sono io” che vi ho generato in Cristo Gesù, mediante il vangelo (1Cor 4,15). In tale testo S. Paolo addita se stesso quale "padre" spirituale dei Corinti senza nessuna possibilità di fraintendimento. Infatti pedagoghi: il pedagogo era uno schiavo che aveva il compito di condurre il fanciullo, e poi il ragazzo, dai suoi maestri, e poi di sorvegliarlo e frenare le sue deviazioni. La sfumatura è peggiorativa. - vi ho generato: questa paternità spirituale corrisponde a quella che Paolo ricorda in 3,6: «io ho piantato»: io ho seminato in voi la nuova vita dello Spirito che vi configura a Cristo (cf. v 17; Gal 4,19; Fm 10). Altrove Paolo paragona la sua tenerezza per i suoi cristiani a quella di un padre o di una madre (1Ts 2,7.11; cf. 2Cor 12,15+).

 

Per questo, dico, io piego le ginocchia davanti al Padre, dal quale ogni “paternità” nei cieli e sulla terra prende nome, perché vi conceda, secondo la ricchezza della sua gloria, di essere potentemente rafforzati dal suo Spirito nell'uomo interiore (Ef 3,14-16). Il termine greco patria, tradotto qui con «origine» (BJ: «paternità»), è più concreto e designa ogni gruppo sociale che deve la sua esistenza e la sua unità a un medesimo antenato. Ora, l’origine di ogni raggruppamento umano o anche angelico risale a Dio, padre supremo.

 

E' lui che ha stabilito alcuni come apostoli, altri come profeti, altri come evangelisti, altri come pastori e maestri, per rendere idonei i fratelli a compiere il ministero, al fine di edificare il corpo di Cristo (Ef 4,11-12). Paolo non cita qui che i carismi dell’insegnamento, che soli importano in questo contesto (vv 13-15).

 

Quanto a me, ecco, la mia alleanza è con te: "diventerai padre di una moltitudine di nazioni".  Non [Ne 9,7] ti chiamerai più Abram, ma ti chiamerai Abramo," perché [Rm 4,17] padre di una moltitudine di nazioni" ti renderò (Gen 17, 4-5).

 

E di essa io sono stato fatto banditore e apostolo - dico la verità, non mentisco, maestro dei pagani nella fede e nella verità (1Tm 2,7).

E quegli replicò: Allora, "padre, ti prego" di mandarlo a casa di mio padre (Lc 16,27).

Ricordatevi dei vostri capi, i quali vi hanno annunziato la parola di Dio; considerando attentamente l'esito del loro tenore di vita, imitatene la fede (Eb 13,7).

Cristo solo è la Roccia (Sal 62,7), ma ha chiamato Roccia anche Pietro (Tu sei Roccia Mt 16,18).

 

Qual è allora la deduzione logica di tutte queste apparenti contraddizioni di termini che si può trarre dalla Scrittura? Vediamola:

Cristo è ROCCIA, FIGLIO DI DIO, SACERDOTE, SANTO, BUONO, GIUSTO, CAPO, MAESTRO, MEDIATORE ecc..... PER ESSENZA PROPRIA, IN SENSO ASSOLUTO, mentre taluni uomini lo possono diventare il senso DERIVATO DA CRISTO, PER PARTECIPAZIONE, IN FUNZIONE DI LUI.

Ecco dunque quindi perché si attribuiscono quei termini anche agli uomini che agiscono in nome e per conto di Cristo come facenti le sue funzioni, alcuni come sacerdoti, altri come maestri e padri, altri come capi, altri come santi oppure ancora come intercessori: sempre e solo grazie al fondamento che è e resta solo CRISTO, senza del quale nessuna di quelle funzioni avrebbe senso né motivo di essere, né alcun fondamento.

 

Occorre dunque ben discernere nella Scrittura l'uso dei termini in senso assoluto da quelli di senso relativo.

E così abbiamo conferma migliore della parola dei profeti, alla quale fate bene a volgere l'attenzione, come a lampada che brilla in un luogo oscuro, finché non spunti il giorno e la stella del mattino si levi nei vostri cuori. Sappiate anzitutto questo: nessuna scrittura profetica va soggetta a privata spiegazione, poiché non da volontà umana fu recata mai una profezia, ma mossi da Spirito Santo parlarono quegli uomini da parte di Dio (2Pt 1,19-21).

Vediamo altri esempi biblici di Santi che nonostante essere morti continuano ad operare sulla terra.

Ancora dopo che si fu addormentato profetizzò, predicendo al re la sua fine; anche dal sepolcro levò la sua voce per cancellare con una profezia l’iniquità del popolo (Sir 46, 20); Nulla fu troppo grande per lui, e nel sepolcro il suo corpo profetizzò.  Nella sua vita compì prodigi, e dopo la morte meravigliose furono le sue opere (Sir 48,13-14). Questo è un bellissimo esempio di intercessione dei morti santi sulla terra è vivi nel regno dei cieli!

 

Eliseo morì e lo seppellirono. Nell’anno successivo alcune bande di Moab penetrarono nella terra. Mentre seppellivano un uomo, alcuni, visto un gruppo di razziatori, gettarono quell’uomo sul sepolcro di Eliseo e se ne andarono. L’uomo, venuto a contatto con le ossa di Eliseo, riacquistò la vita e si alzò sui suoi piedi (2Re 13, 20-21). 

 

I nostri fratelli santi nel cielo non stanno lì ad oziare e a non far nulla, “ma si è come angeli nel cielo (Mt 22,30), che salgono e scendono sul figlio dell'uomo; Poi gli disse: «In verità, in verità vi dico: vedrete il cielo aperto e gli angeli di Dio salire e scendere sul Figlio dell'uomo» (Gv 1,51)per portargli le nostre preghiere e suppliche affinché la misericordia passa operare. I santi nel cielo come angeli pregano per noi restando al nostro fianco come gli angeli custodi (Es 23,20-22; 14,19 ;33,2 ;Ml 3,1 ;Is 63,9).

 

Qui vediamo un bellissimo esempio di intercessione dei santi sulla donna di Giaffa risuscitata da Pietro (At 9, 36-42), di Elia che risuscita il figlio della vedova di Sarepta (1Re 17, 17-24), di Eliseo risuscita il figlio della Sunnamita (2Re 4, 18-37).

 

Ed ecco, apparvero loro Mosè ed Elia, che conversavano con lui. Prendendo la parola, Pietro disse a Gesù: "Signore, è bello per noi essere qui! Se vuoi, farò qui “tre capanne”, una per te, una per Mosè e una per Elia" (Mt 17,3-4);

Prendendo la parola, Pietro disse a Gesù: "Rabbì, è bello per noi essere qui; facciamo “tre capanne”, una per te, una per Mosè e una per Elia". Non sapeva infatti che cosa dire, perché erano spaventati (Mc 9,5-6);

Pietro disse a Gesù: «Maestro, è bello per noi essere qui. Facciamo “tre capanne”, una per te, una per Mosè e una per Elia» (Lc 9,33).

 

E curioso leggere in questi brani del vangelo, come Pietro chiede a Gesù di fare e costruire tre capanne (altre traduzioni dice tende, la Diodati dice “tabernacolo”) costruzione edilizia di piccole dimensioni, ossia delle piccole dimore per ospitare:

<!--[if !supportLists]-->1.     <!--[endif]-->Mosè morto in terra (un morto che parla secondo il concetto dei protestanti) ma come vediamo vivo nello spirito in paradiso;

<!--[if !supportLists]-->2.     <!--[endif]-->Elia assunto in cielo.

Capanne, tende o tabernacoli in onore a Gesù che è Dio, e poi anche ai suoi santi in paradiso, fanno pensare alle innumerevoli cattedrali e chiese o altarini, dedicate ai santi della chiesa cattolica apostolica romana, disprezzate dai protestanti perché ritenute non bibliche. Quando invece come abbiamo visto biblicamente, il cercarle di costruirle Gesù non dice nulla in contrario.

 

La Bibbia, se ben letta, risponde chiaramente che è del tutto legittimo venerare i santi, pregarli, chiedere la loro intercessione. Ma noi cerchiamo la risposta a questa domanda nel campo della storia della Chiesa, della Chiesa primitiva.

Il Libro degli Atti degli Apostoli, che possiamo considerare, oltre che Libro Sacro, anche la prima storia della Chiesa, narra, al capitolo 8, che dopo il martirio di Santo Stefano, "Persone pie seppellirono Stefano e fecero grande lutto per lui".

 

Nella chiesa primitiva, proprio come facciamo noi cattolici, veniva ricordato l’anniversario della morte del martire e lo si pregava perché intercedesse presso Dio in favore dei vivi. Non mancano i documenti, il primo che la storia ci ha tramandato ricorda il ‘giorno del martirio" di San Policarpo, che fu martirizzato il 23 febbraio dell’anno 155 a Smirne, nell’odierna Turchia.

 

Questo documento è stato scritto probabilmente nell’anno 177 dalla Comunità di Smirne e si intitola "Martirio di San Policarpo". E’ un documento che chiarisce bene la distinzione tra la adorazione da tributare a Cristo, perché è Dio e la venerazione da tributare ai martiri, perché sono stati discepoli e imitatori di Cristo.

Leggiamo: "Noi adoriamo lui [il Cristo] perché è Figlio di Dio, i martiri invece li amiamo come discepoli e imitatori del Signore. Pertanto il centurione, visto l’accanimento dei Giudei nella contesa, fece portare in mezzo il corpo e lo fece bruciare secondo costume pagano. Così non solo più tardi potemmo raccogliere le sue ossa, più preziose delle gemme più insigni e più stimabili dell’oro, e le collocammo in luogo conveniente. Quivi per quanto ci sarà possibile, ci raduneremo con gioia e allegrezza, per celebrare, con l’aiuto del Signore, il giorno natalizio del suo martirio, per rievocare la memoria di coloro che hanno combattuto prima di noi, e per tenere esercitati e pronti quelli che dovranno affrontare la lotta" (Dal martirio di San Policarpo, cc. 17 e 18).

Da questo prezioso e antichissimo documento appare chiaramente che nei primissimi tempi - siamo poco dopo la metà dei secondo secolo – i cristiani veneravano i martiri. i santi, raccoglievano e custodivano le loro reliquie: proprio come facciamo oggi noi cattolici.

I cristiani dei primi tempi raccoglievano, con religiosa pietà, quando ere possibile, le sacre spoglie dei martiri per seppellirle onoratamente, e poi celebravano il dìes natalis, cioè il giorno del martirio, con la Messa.

 

La storia ci trasmette molti altri dati. Abbiamo già parlato di santo Stefano, il primo martire e abbiamo visto che persone pie raccolsero il suo corpo per seppellirlo e fare un grande lutto. Abbiamo già visto San Policarpo.

Lo storico Eusebio di Cesarea ci racconta che il senatore romano Astirio, presente al martirio del soldato Marino, "si pose sopra e spalle il cadavere, lo avvolse in scintillante e preziosa veste e con magnifica pompa lo collocò in una tomba conveniente" (Hist. Eccl., VII; 16).

A Cartagine i cristiani, dopo la morte di San Cipriano, presero di notte il corpo del martire e lo accompagnarono fra ceri e fiaccole con preghiere in solenne corteo fino al sepolcro.

 

I cristiani si radunavano sulla tomba, o, se questo non era possibile per via della persecuzione o per altre ragioni, per commemorare i martiri con la celebrazione eucaristica e con altri riti liturgici.

San Cipriano voleva che si tenesse conto del giorno della morte dei confessori della fede per celebrare la loro memoria. Si sa del martire Pionio arrestato in casa mentre celebrava il natalizio di San Policarpo.

Molti altri esempi si potrebbero portare. Resta un fatto, con il quale chiudiamo questa nostra conversazione. Utilizzare immagini sacre, venerare i santi che vi sono rappresentati è cosa gradita a Dio, non contraria all’insegnamento della Bibbia e in sintonia con quello che i cristiani hanno sempre fatto, fin dai tempi della Chiesa primitiva.

 

Noi cattolici possiamo dunque star tranquilli: le contestazioni non scalfiscono la nostra fede.

 

 

Vassallo Augusto