Il Sacerdozio

 

Il sacerdote è, in molte religioni, un individuo che funge da mediatore, spesso in base ad una particolare consacrazione, tra i fedeli e la (o le) divinità.

Il sacerdote è un uomo che in virtù del suo ufficio e nell'ambito di una data tradizione religiosa è "santo" cioè particolarmente dedicato alla divinità: egli ha la "conoscenza" di Dio, della cui volontà è interprete ed ha spesso, ma non necessariamente, una parte importante nel culto. Anche in Israele il sacerdozio costituisce un'istituzione permanente di uomini dedicati al servizio di Yahweh, le cui origini risalgono alle origini stesse del popolo e sono collegate alla tribù di Levi, cui appartenevano Mosè: ed Aronne.

Paolo nella lettera agli Ebrei 5 1Ogni sommo sacerdote, preso fra gli uomini, viene costituito per il bene degli uomini nelle cose che riguardano Dio, per offrire doni e sacrifici per i peccati. 4Nessuno può attribuire a se stesso questo onore (di essere sacerdote), se non chi è "chiamato da Dio", come Aronne.

 

Nell'epoca più antica i sacerdoti erano stimati e ricercati per la loro conoscenza delle cose divine e perché sapevano interrogare Yahweh mediante le sorti (Urim e Tummim e Efod) cfr. la storia di Mica in Giudici 17:4-13. Il sacerdozio era ereditario ed in stretto legame con la monarchia. Le sue attribuzioni non erano limitate al culto, come generalmente si crede: ai sacerdoti apparteneva l'insegnamento" della Legge intesa come volontà di Dio. A questo insegnamento sacerdotale risalgono la legislazione scritta di Israele e la trasmissione delle antiche tradizioni sulle origini e parte della poesia cultuale.

Nel Nuovo Testamento ogni sacerdozio particolare è abolito, in quanto Gesù Cristo è il sommo sacerdote eterno, "secondo l'ordine di Melchisedec" (cfr. Ebrei 5:6 e cap. 7-8, 10:21).

Nei Vangeli troviamo la parola sacerdote riferendosi unicamente ai sacerdoti del popolo ebraico. I "collaboratori" che Cristo si è scelto sono chiamati apostoli ("inviati") o discepoli.

Gli Atti degli apostoli e le lettere di San Paolo si riferiscono ai ministeri della chiesa con le parole "episcopato" che ha una valenza di controllo e vigilanza, "presbiterato" ovvero l'anziano della comunità, "diaconia" per il servizio pratico.

La Lettera agli Ebrei spiega chiaramente che nella religione cristiana non vi sia più bisogno di sacerdoti come nell'Antico Testamento perché esiste un unico grande sommo sacerdote nella persona di Gesù Cristo, che si è offerto al Padre una volta per tutte per togliere i peccati degli uomini.

Infatti se Cristo è il capo sommo sacerdote, noi che siamo il suo corpo, siamo sacertoti nella chiesa.

In un altro senso, tutti i credenti sono un real sacerdozio (1 Pietro 2:5anche voi venite impiegati come pietre vive per la costruzione di un edificio spirituale, per un sacerdozio santo, per offrire sacrifici spirituali graditi a Dio, per mezzo di Gesù Cristo, Apocalisse 20:6Beati e santi coloro che prendon parte alla prima risurrezione. Su di loro non ha potere la seconda morte, ma saranno sacerdoti di Dio e del Cristo e regneranno con lui per mille anni., cfr. 19:6).

 

Vediamo come Paolo chiarisce che a differenza di altri, lui ed altri sono stati prescelti per vocazione.
Rm 1, 1Paolo, servo di Cristo Gesù, apostolo per vocazione, prescelto per annunziare il vangelo di Dio,
Rm 1,  5Per mezzo di lui abbiamo ricevuto la grazia "dell'apostolato" (dal greco απόστολος, apóstolo: 'inviato') cioè per vocazione sono stati prescelti per essere inviati in tutto il mondo ad annunziare il vangelo di Cristo.

Rm 1, 5 per ottenere l'obbedienza alla fede da parte di tutte le genti, a gloria del suo nome. Affinche tutte le persone "obbediscano" alla fede ricevuta in Cristo.
Rm 1, 6e tra queste (persone) siete anche voi, chiamati da Gesù Cristo. Cioè tra tutte queste persone ci sono alcuni con una vocazione particolare ad annunziare il vangelo di Cristo è diventare apostoli (inviati).
Rm1, 7A quanti sono in Roma diletti da Dio e santi per vocazione, grazia a voi e pace da Dio, Padre nostro, e dal Signore Gesù Cristo.

Nel Nuovo Testamento il termine vocazione, κλῆσις (klēsis), si trova esclusivamente nelle lettere di Paolo edesigna specificatamente la vocazione cristiana. È la vocazione:
a partecipare alla gloria dei redenti nel giudizio finale, della quale prega che siano reputati degni: "Ed è anche a quel fine che preghiamo continuamente per voi, affinché il nostro Dio vi ritenga degni della vocazione e compia con potenza ogni vostro buon desiderio e l'opera della vostra fede" (2 Tessalonicesi 1:11);
alla salvezza, unica speranza "Vi è un corpo solo e un solo Spirito, come pure siete stati chiamati a una sola speranza, quella della vostra vocazione" (Efesini 4:4);
quella alla quale è promesso il premio della vita eterna: "...corro verso la mèta per ottenere il premio della celeste vocazione di Dio in Cristo Gesù" (Filippes 3:14);
la "vocazione celeste" di cui sono partecipi i credenti in Cristo: "Perciò, fratelli santi, che siete partecipi della celeste vocazione, considerate Gesù, l'apostolo e il sommo sacerdote della fede che professiamo" (Ebrei 3:1);
è stata senza considerare lo status sociale: "Infatti, fratelli, guardate la vostra vocazione; non ci sono tra di voi molti sapienti secondo la carne, né molti potenti, né molti nobili..." (1Corinzi 1:26 ss.).
Coloro che hanno ricevuto questa vocazione devono comportarsi in modo degno di essa Efesini 4:1, in modo tale da "renderla sicura" (2 Pietro 1:10), pur sapendo che la vocazione cristiana, come quella rivolta all'antico popolo di Dio, è irrevocabile: "perché i carismi e la vocazione di Dio sono irrevocabili" (Romani 11:29).

Il significato del termine vocazione κλῆσις (klēsis)è precisato dall'aggettivo derivante dallo stesso verbo: chiamato, κλητός (klētos).

I cristiani sono "chiamati da Gesù Cristo" (lett. "i chiamati") (Romani 1:16), secondo il proponimento di Dio (Romani 8:28); sono "chiamati santi" (1:7), sia nel senso che sono consacrati a Dio dalla loro chiamata, sia in quello che sono chiamati a santificazione, cfr. "alla chiesa di Dio che è in Corinto, ai santificati in Cristo Gesù, chiamati santi" (1 Corinzi 1:2).

Al concetto di chiamati si associa quello di "eletti e fedeli" (Apocalisse 17:14; cfr. 2 Pietro 1:10). Il concetto di vocazione, infatti, è affine a quello di elezione; mentre dal verbo stesso "chiamare", καλέω (kaleō), deriva ἐκκλησία (ekklēsia), chiesa, l'assemblea convocata, l'assemblea dei chiamati e degli eletti. In questo termine l'espressione greca si ricongiunge a quella ebraica. L'ebraico non ha un termine equivalente a quello greco di vocazione, κλῆσις (klēsis), ma il sostantivo מקרא (miqrâ'), derivante dal verbo קרא (qârâ'), chiamare, designa la "convocazione" מקראי קדשׁ (miqra' qodesh) (Levitico 23:2), cioè la Chiesa.

Vocazione è usato in modo leggermente diverso in due brani in cui Paolo si riferisce alla sua specifica vocazione a diventare apostolo, cioè Roani 1:1 e Corinzi 1:1, "chiamato apostolo". Anche se manca il termine specifico, vi sono in tutta la Bibbia persone "chiamate" ad una determinata missione, in particolare quella di profeta. La Bibbia riporta dettagliatamente come particolari profeti hanno ricevuto la loro vocazione, ad esempio Isaia e Geremia. Troviamo, così, nel libro degli Atti degli apostoli il modo in cui lo stesso Paolo è stato chiamato da Dio e quali esperienze rivelatorie egli ha avuto. In ogni caso la vocazione ad essere apostolo non è tanto diversa dalla vocazione cristiana, perché per l'apostolo la sua missione è il suo modo di essere cristiano, ed egli non sarebbe nemmeno cristiano se non fosse apostolo: "Non sono libero? Non sono apostolo? Non ho veduto Gesù, il nostro Signore? Non siete voi l'opera mia nel Signore?" (1 Corinzi 9:1).

In un brano isolato il significato di vocazione si estende alle circostanze in cui ognuno è stato chiamato: "Ognuno rimanga nella condizione (lett. vocazione) in cui era quando fu chiamato" (1 Corinzi 7:20). Egli intende qui che le varie condizioni umane (matrimonio, celibato, libertà, schiavitù, circoncisione, incirconcisione) sono prive di importanza in raffronto con la condizione nuova, più elevata, in cui il credente è stato "trasferito" dalla chiamata divina. L'apostolo qui relativizza questa "vocazione"), perde la sua importanza intrinseca. Non occorre che sia cambiata, perché il Signore può e vuole essere servito nell'ambito di qualsiasi legittima condizione in cui ci si trovi
Parlando delle sofferenze dei cristiani a causa della loro fede, Pietro scrive: "Infatti a questo siete stati chiamati, poiché anche Cristo ha sofferto per voi, lasciandovi un esempio, perché seguiate le sue orme" (1 Pietro 2:21), cioè questa è la vostra vocazione, chiamata. In questo contesto l'intera vita in ogni suo aspetto, in qualunque sua attività, può essere intesa come vocazione, perché il cristiano, in ogni legittima attività, serve Dio.

 

Il Nuovo Testamento usa "sacerdote" e "sacerdozio" in riferimento a tutti i battezzati. Ciò perché essi, in forza dell'unione con Cristo, possono accedere direttamente a Dio e offrire il sacrificio della lode, della preghiera e delle loro opere. Perciò assente dal Nuovo Testamento è la figura del sacerdote nel senso usuale della parola.

Il Sacerdozio è composto da vari uffici (apostolo, vescovo, diacono, presbitero/anziano) di cui troviamo innumerevoli riferimento nel Nuovo Testamento

1Tim. 3:1E' degno di fede quanto vi dico: se uno aspira all'episcopato, desidera un nobile lavoro,

Fil. 1:1Paolo e Timoteo, servi di Cristo Gesù, a tutti i santi in Cristo Gesù che sono a Filippi, con i vescovi e i diaconi,

1Tim. 3:88Allo stesso modo i diaconi siano dignitosi, non doppi nel parlare, non dediti al molto vino né avidi di guadagno disonesto, 9e conservino il mistero della fede in una coscienza pura. 10Perciò siano prima sottoposti a una prova e poi, se trovati irreprensibili, siano ammessi al loro servizio. 11Allo stesso modo le donne siano dignitose, non pettegole, sobrie, fedeli in tutto. 12I diaconi non siano sposati che una sola volta, sappiano dirigere bene i propri figli e le proprie famiglie. 13Coloro infatti che avranno ben servito, si acquisteranno un grado onorifico e una grande sicurezza nella fede in Cristo Gesù.-13.

La prospettiva del Nuovo Testamento si mantiene nei padri apostolici e nei padri della chiesa dei primi secoli. È evidente la necessità di affermare la specificità sia nei confronti del sacerdozio ebraico, sia nei confronti dei sacerdoti pagani.

Verso il IV secolo, quando ormai non esisteva più la problematica del confronto né con gli ebrei né con i pagani, nella religione cristiana si tornò ad usare "sacerdote" per indicare il ministero ecclesiastico, riscoprendo così il ricco substrato dottrinale del ministero dell'Antico Testamento. Concretamente, ciò ha comportato anche una "sacralizzazione" del ministero, nel quale si è via via enfatizzato sempre di più l'aspetto liturgico (sacramenti), a detrimento di quelli di guida e di insegnamento.

Nel cattolicesimo e nelle altre confessioni cristiane che affermano l'esistenza di un sacerdozio "ministeriale" distinto da quello di tutti i credenti, il "sacerdote" è il vescovo e il presbitero, in conseguenza dell'ordine sacro che hanno ricevuto. Nella sistemazione dottrinale tridentina del Cattolicesimo, l'ordine sacro è il sacramento che attribuisce in modo permanente a una persona il ministero ecclesiastico del presbiterato (rimase controversa la definizione della sacramentalità dell'episcopato).

Sempre nel Cattolicesimo, a seguito del Concilio Vaticano II si è riscoperto la ricchezza dell'insegnamento della Chiesa antica, e parla oggi di due sacerdozi: il sacerdozio comune dei fedeli e il sacerdozio ministeriale. Il primo corrisponde all'uso della parola "sacerdote" nel nuovo testamento e nei primi secoli.

Il ritorno alla prospettiva originaria ha comportato nel Cattolicesimo anche un cambiamento nella concezione del ministero ecclesiastico, che oggi ha nuovamente la ricchezza che aveva nei primi secoli: ministero della parola, ministero della guida pastorale, ministero della presidenza della liturgia. Come tutti i ministeri della Chiesa cattolica, il sacerdozio non è ereditario, ma è conseguenza di una "chiamata" individuale rivolta alla singola persona.

Nel Protestantesimo la funzione del sacerdote è solo attribuita a Cristo il cui ministero non è condiviso da alcun altro, nemmeno in senso derivato. I pastori non sono considerati sacerdoti.

Ordine sacro.

Nella religione cristiana viene chiamato ordine sacro l'insieme degli uffici ecclesiastici di diacono, presbitero e vescovo.

Nella Chiesa cattolica e in quelle ortodosse esso è considerato uno dei sette Sacramenti. Alcuni protestanti hanno l'ordine sacro ma non lo considerano Sacramento, mentre altre denominazioni non utilizzano il termine "ordine" ma piuttosto quello di "ministero".

« 1536. L'Ordine è il sacramento grazie al quale la missione affidata da Cristo ai suoi Apostoli continua ad essere esercitata nella Chiesa sino alla fine dei tempi: è, dunque, il sacramento del ministero apostolico. [...] »(Catechismo della Chiesa Cattolica)

Nella Chiesa latina l'elenco completo dei due ordini è menzionato per la prima volta nella lettera di papa Cornelio (251-253) a Fabio vescovo di Antiochia, nella quale erano indicati gli ordini allora in uso nella Chiesa di Roma.

Prima del Concilio Vaticano II, nella Chiesa latina e orientale i diversi gradi dell'ordine erano suddivisi in due categorie: ordini maggiori (episcopato, presbiterato, diaconato e suddiaconato) e ordini minori (accolitato, esorcistato, lettorato, ostiariato), e questi ultimi non erano sacramenti. Nella Chiesa latina chi riceveva gli ordini, a partire da quelli minori, veniva tonsurato e diventava chierico.

Dopo il Concilio Vaticano II (cfr. il decreto Presbyterorum Ordinis) gli ordini minori sono stati ridotti e non vengono più chiamati ordini, ma ministeri: sono quelli dell'accolito e del lettore.

Per quanto riguarda gli ordini maggiori, la teologia cattolica non parla più di ordini (al plurale), ma di tre gradi dell'unico sacramento dell'Ordine:

Episcopato: i vescovi sono i successori degli apostoli. Esercitano il triplice ministero dell'insegnamento (munus propheticum o munus docendi), del governo pastorale (munus regalis o munus regendi), della santificazione (munus sacerdotalis o munus liturgicum). In età apostolica le loro funzioni erano indistinte rispetto quelle dei presbiteri. Dal II secolo sono normalmente i pastori delle Chiese locali (diocesi).

Presbiterato: presbiteri o preti: sono i collaboratori dei vescovi, con i quali condividono la predicazione della Parola di Dio, la presidenza dell'Eucaristia e delle altre celebrazioni sacramentali, esclusa, normalmente, la confermazione e il conferimento dell'Ordine sacro. Sono quindi sacerdoti come i vescovi. Possono esercitare il ministero nella guida di una parrocchia (in tal caso si dicono parroci), o in qualcunque altro ministero che gli affidi il vescovo proprio, a cui devono obbedienza. Quando sono inviati dalla loro diocesi come missionari sono detti fidei donum.

Diaconato: i diaconi. Sono collaboratori dei vescovi nella modalità del servizio. Predicano la parola di Dio, amministrano il battesimo, assistono alla celebrazione del Matrimonio, coordinano il ministero della carità nella chiesa.

Questo sacramento è chiamato "ordine" in quanto con questo termine si designava, in epoca romana, un "corpo sociale", un gruppo di persone con funzioni pubbliche. Tale termine passò poi nella terminologia ecclesiastica per indicare un "collegio" o comunque un gruppo di persone incaricate di un ministero pastorale e/o di una funzione cultuale. [1]

Come i sacramenti del battesimo e della confermazione, nella teologia cattolica si dice che l'ordine conferisce un carattere: l'ordine resta valido per tutta la vita di chi lo ha ricevuto (sebbene le funzioni non possano essere lecitamente attuate), anche in seguito a condanna alla pena della sospensione "a divinis", alla dimissione dallo stato clericale oppure alla decisione di abbandono del ministero.

Chi può essere ordinato

La questione del sesso

Nella Chiesa cattolica gli ordini sacri sono conferiti solamente a uomini; anche i ministeri istituiti (lettorato e accolitato) sono riservati a uomini, anche se le donne possono svolgere de facto tali servizi durante le celebrazioni liturgiche, leggendo la Bibbia e (più raramente) prestando servizio all'altare.

Nella Chiesa antica era diffuso l'ordine delle diaconesse (di sesso femminile), ma non si trattava di un'ordinazione sacramentale bensì di un semplice servizio istituito, che si rendeva necessario in particolare durante il battesimo delle donne: nella Chiesa antica, infatti, il battesimo veniva amministrato a persone adulte (e non a bambini) mediante l'immersione in una vasca (e non con poca acqua sulla testa), quindi era più decoroso che fossero delle donne ad assistere altre donne.

La questione del celibato

La disciplina del celibato conosce due diverse tradizioni all'interno della Chiesa cattolica.

Nella Chiesa latina

I diaconi sono ordinati (a partire dal Concilio Vaticano II) sia celibi sia sposati, ma dopo l'ordinazione non possono più sposarsi (se sono celibi), né risposarsi (se sono sposati e rimangono vedovi). Un diacono sposato non può successivamente diventare presbitero (ad eccezione del caso in cui rimanga vedovo).

I presbiteri devono essere celibi.

Anche i vescovi devono essere celibi.

Nelle 23 Chiese sui iuris di rito orientale

Per i diaconi non è richiesto il celibato (però devono sposarsi prima di essere ordinati).

Non è richiesto neanche per i presbiteri (che però devono sposarsi prima di essere ordinati): quindi essi possono scegliere di sposarsi o di non sposarsi, ma di fatto sono (quasi) tutti sposati.

Solo per i vescovi è richiesto il celibato: di conseguenza i vescovi vengono scelti solitamente fra i monaci, in quanto tutti i monaci sono anche celibi, mentre (quasi) tutti i preti non monaci sono sposati.

Come si viene ordinati

Tutte le ordinazioni vengono celebrate ordinariamente nel corso della Messa. Momenti culminanti sono l'imposizione delle mani (gesto antichissimo con cui viene trasmesso il dono dello Spirito Santo) e la preghiera consacratoria (con cui si chiede a Dio la speciale grazia divina di cui ha bisogno l'ordinando per compiere il proprio ministero). L'ordinazione dei diaconi e dei preti viene impartita dal vescovo; l'ordinazione dei vescovi (chiamata consacrazione) viene impartita secondo il diritto canonico da almeno tre vescovi, tuttavia è valida anche se è impartita da un vescovo solo.

Altri uffici ecclesiastici

Nella Chiesa cattolica di rito latino esistono inoltre numerose cariche spettanti ad appartenenti all'ordine sacro, sebbene siano considerati alla stregua di titoli onorifici oppure differenziazioni all'interno dei vari gradi dell'ordine e non comportino un'effettiva ordinazione

Arcivescovo è il vescovo che presiede un'arcidiocesi.

Patriarca, nella Chiesa cattolica di rito latino, è il titolo dato ad un vescovo di una diocesi di importanza storica. Nella chiesa latina esistono quello di Venezia, di Lisbona e di Gerusalemme (altri sono stati successivamente soppressi). Mentre nella Chiesa cattolica di rito orientale il titolo non è solo onorifico e conferisce diritti maggiori rispetto al patriarca di rito latino.

Patriarca, nelle altre chiese non latine, è il capo supremo di un'altra Chiesa cattolica, diversa da quella romana.

Cardinali sono i vescovi e i presbiteri che il papa elegge perché collaborino con lui nel governo della Chiesa universale. Inizialmente i cardinali erano i preti e i diaconi della chiesa di Roma, e i vescovi delle diocesi suburbicarie (cioè le diocesi vicine a Roma: Ostia, Porto Santa Rufina, ecc.), poi, nel tempo i papi hanno cominciato a creare cardinali, cioè loro più diretti collaboratori, vescovi o preti (o anche laici, soprattutto nel rinascimento) di altre diocesi o di altri paesi. Attualmente un candidato al cardinalato deve obbligatoriamente essere dapprima ordinato vescovo.

Parroco è il presbitero posto dal vescovo alla responsabilità di una parrocchia

Vicario parrocchiale è il presbitero posto dal vescovo al servizio di una parrocchia per aiutare il parroco

Aiuto pastorale è il presbitero inviato a una parrocchia ma solo per aiutare il parroco e/o il vicario parrocchiale nell'amministrazione dei sacramenti.

Cappellano è il presbitero inviato presso conventi, istituti (ospedali, carceri) per celebrare l' Eucaristia (se fisso, presiede la cappellania).

Cappellano militare è il presbitero preposto a fornire assistenza spirituale nell'esercito e nelle forze armate in genere.

Protestantesimo

Diverse Chiese sorte dalla Riforma protestante hanno mantenuto il termine di ordine sacro, a cui però generalmente non è riconosciuto il carattere di sacramento.

Altre Chiese protestanti non hanno il termine di Ordine Sacro, ma solo un servizio pastorale non ordinato.

Ai ministri non è prescritto il celibato, e fino al XX secolo non erano ammesse donne al ministero. Questa regola è stata abbandonata da numerose denominazioni protestanti anche di ordinamento episcopale, che hanno progressivamente ordinato le donne nei vari gradi dell'ordine.

 

Altri consigli per Il celibato dei sacerdoti

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