Domenica, il giorno dopo il Sabato

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Domenica, il giorno dopo il Sabato

 Un altro argomento discusso con i protestanti che dicono che la chiesa cattolica ha eliminato il 4 comandamento ossia: Ricordati del giorno del sabato per santificarlo. Sei giorni lavorerai e farai ogni tuo lavoro; ma il settimo giorno è il sabato in onore del Signore, tuo Dio: non farai alcun lavoro, né tu né tuo figlio né tua figlia, né il tuo schiavo né la tua schiava, né il tuo bestiame, né il forestiero che dimora presso di te. Perché in sei giorni il Signore ha fatto il cielo e la terra e il mare e quanto è in essi, ma si è riposato il settimo giorno. Perciò il Signore ha benedetto il giorno del sabato e lo ha consacrato (Es 20, 8-11). 

Ma in realtà la chiesa cattolica non ha tolto nessun comandamento, ma a solo spostato il giorno del Signore da quello che era prima il Sabato in A.T., a quello N.T. nuovo patto o nuova creazione alla Domenica, ossia il giorno dopo il Sabato.
Perché nel giorno di Domenica era risorto il Signore ossia a Pasqua.
Il primo giorno della settimana era quello che seguiva al sabato. Dai cristiani venne chiamato “Giorno del Signore”, cioè Domenica (cfr. At 20,7).

Dopo il sabato, all'alba del “primo giorno della settimana”, Maria di Màgdala e l'altra Maria (Mt 28,1);

Di buon mattino, “il primo giorno dopo il sabato”, vennero al sepolcro al levar del sole. Risorto al mattino, il primo giorno dopo il sabato, Gesù apparve prima a Maria di Màgdala (Mc 16,2.9);          

Il primo “giorno dopo il sabato”, di buon mattino, si recarono alla tomba, portando con sé gli aromi che avevano preparato (Lc 24,1);

Nel “giorno dopo il sabato”, Maria di Màgdala si recò al sepolcro di buon mattino, quand'era ancora buio, e vide che la pietra era stata ribaltata dal sepolcro (Gv 20,1);

La sera di quello stesso giorno, il “primo dopo il sabato”, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, si fermò in mezzo a loro e disse: «Pace a voi!» (Gv 20,19).

Dopo il sabato: non «la sera del sabato»; volg.: Vespere autem sabbati. - Poiché il sabato era il giorno del riposo, il «primo giorno della settimana» giudaica corrisponde alla nostra «domenica» (Ap 1,10), cioè «giorno del Signore», così chiamato in ricordo della risurrezione (cf. At 20,7+; 1Cor 16,2).

Il primo giorno della settimana ci eravamo riuniti a spezzare il pane [Eucarestia], (At 20,7). Il primo giorno della settimana: lett.: «nel primo (giorno) dei sabati», cioè della settimana giudaica, che per i cristiani era divenuto il giorno dell’assemblea (cf. Mt 28,1+; 1Cor 16,2), «il giorno del Signore» («domenica», Ap 1,10). L’assemblea domenicale aveva luogo all’inizio di questo giorno, computato però secondo l’uso giudaico, cioè al sabato sera.

Ogni primo giorno della settimana ciascuno di voi metta da parte ciò che è riuscito a risparmiare, perché le collette non si facciano quando verrò (1Cor 16,2).

Mentre stava compiendosi “il giorno della Pentecoste”, si trovavano tutti insieme nello stesso luogo (At 2,1). Mentre stava compiendosi il giorno della Pentecoste: traduzione letterale. Altri, ugualmente con riguardo del calendario liturgico giudaico, traducono: «per la Pentecoste, a giorno inoltrato». Volg. e vers. antiche traducono: «al compiersi dei giorni della Pentecoste». BJ traduce: «Essendo giunto il giorno della Pentecoste», ossia essendo terminato il periodo di cinquanta giorni fra Pasqua e Pentecoste.

Primitivamente festa della mietitura (Es 23,14+), la Pentecoste era successivamente divenuta anche festa della rinnovazione dell’alleanza (cf. 2Cr 15,10-13; Giubilei 6,20). Questo nuovo valore liturgico ha potuto ispirare la messa in scena di Luca, che richiama il dono della Legge al Sinai.

Quindi come vediamo dalla scrittura stessa la chiesa cattolica rimane fedele ad essa. Contrariamente i protestanti ritornano a mettere quel velo che Cristo aveva tolto una volta per sempre.

E se il nostro vangelo "RIMANE VELATO", lo è per COLORO che si PERDONO, ai quali il Dio di questo mondo ha accecato la MENTE INCREDULA, perché NON VEDANO lo splendore del glorioso vangelo di Cristo che è "IMMAGINE" di Dio (2Cor 4,3-4). Infatti Paolo continua: Ma le loro menti furono indurite; infatti fino ad oggi quel medesimo velo rimane, non rimosso, quando si legge l’Antico Testamento, perché è in Cristo che esso viene eliminato. Fino ad oggi, quando si legge Mosè, un velo è steso sul loro cuore; ma quando vi sarà la conversione al Signore, il velo sarà tolto. Il Signore è lo Spirito e, dove c’è lo Spirito del Signore, c’è libertà. E "noi tutti", "a viso scoperto", riflettendo come in uno specchio la gloria del Signore, veniamo trasformati in quella medesima immagine, di gloria in gloria, secondo l’azione dello Spirito del Signore (2Cor 3,14-18).

Infatti coloro che si perdono ritornando a mettere quel velo leggendo l'antico testamento e la legge di Mosè male interpretandone il vero significato, Dio acceca le loro menti: Per questo a loro parlo con parabole: perché “guardando non vedono”, udendo non ascoltano e non comprendono. Così si compie per loro la profezia di Isaia che dice: Udrete, sì, ma non comprenderete, guarderete, sì, ma non vedrete. Perché il cuore di questo popolo è diventato insensibile, sono diventati duri di orecchi e hanno chiuso gli occhi, perché non vedano con gli occhi, non ascoltino con gli orecchi e non comprendano con il cuore e non si convertano e io li guarisca! (Mt 13,13-15).

Spiega la bibbia “guardando non vedono”: indurimento volontario e colpevole che comporta e spiega il ritiro della grazia. Tutti i racconti che precedono hanno preparato il discorso in parabole illustrando questo indurimento (11,16-19.20-24; 12,7.14.24-32.34.39.45). A questi spiriti miopi, che la piena luce sul carattere umile e nascosto del vero messianismo non farà che accecare ulteriormente (Mc 1,34+), Gesù potrà dare solo una luce velata dai simboli: penombra che sarà ancora una grazia, un invito a chiedere meglio e a ricevere di più. Tanto che, se uno è in Cristo, è una nuova creatura; le cose vecchie sono passate; ecco, ne sono nate di nuove (2Cor 5, 17). Ecco, io faccio nuove tutte le cose (Ap 21, 5).

Augusto Vassallo